Leggende della Valpelline.

 

Ollomont è un comune che prese il nome da una delle sue montagne detta Monte Ollo, o di Allen. Dicesi che il suo capoluogo esistesse fino dal tempo dei Salassi: in esso ora non trovasi che la cura parrocchiale, dalla quale dipendono tre piccole chiesuole, poste nei più grossi casali. —
Valpelline è nome composto dalle due voci latine "Vallis pennina", la quale si apre sulle pendici delle Alpi così chiamate dal Dio Penn, cui adorarono gli antichi Salassi, ed in onore del quale dicesi che fosse stato eretto un tempio, ove ora esiste l'Ospizio del gran S. Bernardo. La parrocchia di questo meschino casale è una cura semplice, sotto la invocazione di S. Pantaleone.

Tornato a Milano dopo le vacanze estive del 2008, ripensavo ai più bei momenti di quella estate ed mi era difficile scegliere.
No, non è stato difficile, mi venne alla mente la comba di Faudery, stretta tra le catene del Morion e dell’Aroletta.
Catene aspre e nere, come dovevano essere le Dolomiti, prima che un principe, per compiacere la sua amata sposa, figlia del re della luna, non le ricoprisse con fili di luce tessuti dalla luna stessa, facendole diventare i “monti Pallidi”.
Il Trident de Faudery con le punte Topham, Ferrario e Henry Secondo l'abbè Henry il nome Faudery vorrebbe dire "forato" e deriverebbe dal latino "fodère", scavare (i "Fodomi" di Livinallongo erano i minatori.).
Secondo Carlo Felice Wolff, cantore delle Dolomiti, il nome ladino "Fodom" di Livinallongo/Buchenstein potrebbe derivare da un antico termine Retico che si trova anche nel nome "Garrifodone" una montagna e miniera nel cuneese, presso Vinadio.
Ben altro si racconta nella Valpelline.
Il nome Faudery, mi hanno raccontato, deriva dalla parola dei dialetti valdostani e piemontesi “Faudal” e significa “grembiale”.
Secondo la leggenda, dei bambini slacciavano il “faudal” facendoglielo cadere, ad una povera donna, che maledì il luogo e al posto del “faudal” caddero sassi.
Così Faudery è un luogo dove cadono sassi.
In Valpelline ci sono due posti con questo nome.
Uno sotto il Velan (cinque cimotti tra la Salliousa e la sella di Faceballa, le cinque teste di Faudery) e uno appunto tra Morion e Aroletta.
E sul Morion, una cima tricuspide, il Trident de Faudery, il più bel tridente delle Alpi, secondo il Buscaini.
Una foto di questo Tridente si può ammirare al rifugio Bietti, sulla Grigna Settentrionale, poiché a Bietti si intitola il canalone che porta al colle Bietti, porta d'accesso al Tridente.
Il foro della punta Crevaye Sono stato in entrambi i posti e vi assicuro che i sassi cadono sul serio.
Anzi, all’ingresso del canalone di Faudery, sotto il Velan, sono scappato via di corsa, nella bella comba, tra Morion e Aroletta, ho visto e sentito sassi cadere, ma mi sono tenuto lontano dalle pareti.
Morion significa “Monte Rotondo”, l’Arolla è il Pino Cembro, sono due nomi molto comuni (con le loro varianti) in Valdaosta.
Salendo al col Faudery dalla parte della comba, per un piccolo tratto, percorrendo una crestina morenica nella parte superiore della comba, si può osservare il caratteristico foro della becca Crevaye.
Il foro, del diametro di 9 metri e dello spessore di 4 metri, ben visibile agli escursionisti che salgono al Regondi o al col Fenetre, da By, dall’altra parte del Morion, secondo la leggenda, fu causato dal diavolo che portava per San Teodulo da Roma a Sion nel Vallese le campane benedette dal Papa.
E il diavolo, nella fretta, forò più volte le montagne, anche la punta Basei e la Punta Fourà.
Da giovane sono stato sulla Basei, quest’estate (2008) ho cercato di salire alla Fourà dal vallone di Seiva, ma ho sbagliato canalone e sono tornato indietro.
Sarà per un altra volta.
Il foro della Crevaye si vede molto bene dall’Aroletta, di fronte.
Per esempio dal pas du Chamois, antico passaggio per cacciatori e contrabbandieri.
Tutte gite stupende, in ambienti selvaggi popolati da stambecchi e camosci (non sono quelli del Gran Paradiso!), dove si sale tra roccette e detriti, qualche volta usando le mani, ideali per l’escursionista stufo di calcare sentieri.

L'escursionista che sale al rifugio Amianthe, dopo circa un'ora di salita da Glassier raggiunge un magnifico terrazzo dominato dal gran Combin, dal Velan e dalle nere pareti del Morion.
By d'inverno Sulla sinistra una cappelletta meta di una bella e facile gita per molti, poco dopo, seguendo il sentiero per il rifugio ci si imbatte in un villaggio, in parte diroccato, in parte ristrutturato.
E' il villaggio di By, il cui nome secondo l'abbe Henry, significa rifugio, dimora, parola celto-salassa simile all'ebraico "beth", "baith" e al lombardo "baita".
Villaggio di pastori costruito tra il 1000 e il 1200 era una volta abitato tutto l'anno e così popolato da essere chiamato "la ville de By".
A Nordest di esso, un piano con un lago, il piano è il piano "de la bonna mort", dove i vallesani che volevano impadronirsi del villaggio furono sconfitti grazie al sacrificio di molti dei suoi abitanti.Nel 1582 fu costruita la chiesetta, per ricordarli.
Il lago è il vero lago di By.
Il 28 Febbraio 1536 gli abitanti del villaggio furono svegliati dall'arrivo di un gruppo di armati, provenienti da Champillon che scortavano un fuggitivo.Il gruppo costeggiò il villaggio e sparì dietro Balme verso la Fenetre Durand.
Il villaggio di By Alcune ore dopo arrivarono alcuni abitanti di Ollomont con dei soldati e chiesero se fosse passato qualcuno. Appreso che il fuggitivo aveva alcune ore di vantaggio e di conseguenza doveva già essere al sicuro, gli inseguitori tornarono indietro.
Il fuggitivo, inseguito dagli uomini del Grand Conseil des Commis presieduto dal balivo Renato di Challant, era Giovanni Calvino, fuggito da Aosta dopo aver cercato di convertire la città al protestantesimo e di farne un cantone svizzero.
Così raccontano, ad Aosta hanno eretto una croce per ricordare l'avvenimento.



Narra la leggenda che una vigilia di Natale, il parroco di Valpelline venne a sapere che era stata organizzata una grande festa danzante a By.
Invano chiese agli organizzatori di rinunciare, invano chiese ai genitori di impedire ai figli di partecipare.
Gli abitanti della Valpelline erano sempre stati matti per il ballo, erano soliti riunirsi in quello che ancor oggi si chiama "Plan du dance", sotto le neri pareti del Morion.
Il povero parroco vide così per tutto il giorno salire cortei di persone dirette al villaggio.
Da Oyace venne uno strano suonatore, con un lungo mantello che ne copriva i piedi, i suoi strumenti erano portati da due muli.

Alle sette al villaggio era già buio e cominciarono le danze, scorrevano fiumi di vino.
Solo il suonatore non beveva mai, suonava sempre senza accusare fatica.
Dopo due ore ci fu una pausa per tirare il fiato, poi le danze ripresero più intense di prima.
A mezzanotte in punto ci furono alcune grida "Lo foà, lo foà", il suonatore continuava imperterrito, ma alcuni uscirono dalla sala, scorsero il fuoco e il fumo propagarsi dai fienili alle altre costruzioni, alcuni però rimasero a ballare, al suonatore cadde il mantello e al posto dei piedi si videro due zoccoli da caprone.
Gli abitanti cercarono di spegnere il fuoco con palle di neve, perché l'acqua era gelata, ma non ci fu nulla da fare, in meno di due ore la "ville di By" non esisteva più.
Con sgomento il parroco di Valpelline vide scendere al mattino, disperate ed ammutolite, le frotte di persone che il pomeriggio prima erano salite con tanta gaiezza.
Scrive l'abbè Henry :
"Oggidì, quando i villeggianti di By, vedendo in fondo al piano lacustre quei muri diroccati tra i quali crescono erba e cespugli di rovi, chiedono ai montanari come mai un luogo così ameno è stato abbandonato si sentono invariabilmente rispondere : vi hanno ballato la notte di Natale, è scoppiato il fuoco a metà notte, tutto il villaggio è arso e non venne più ricostruito.".
A By bisogna salirci d'inverno, quando non c'è nessuno, avvicinarsi ai ruderi della chiesetta per ricordare com'era la natura quando gli uomini non l'avevano ancora invasa.


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