Mont Chenaille, m. 3144

Sul Mont Chenaille sono stato più volte.
Mi piace allontanarmi dalla gente che transita o bivacca al col di Champillon e al sottostante rifugio e perdermi tra i suoi detriti e le sue rocce poco visitati nonostante la loro vicinanza a sentieri molto battuti.
Solo nel 2008 sono apparsi degli ometti lungo l'itinerario.
In realtà sono stato quasi sempre sulla cima Sud, avendo sempre confuso la cima Nord con la Tete de Crete e solo dopo aver salito quest'ultima mi sono reso conto del mio errore.
Lo Chenaille dal sentiero del col di Champillon. In fondo la Tète de Crètes.
La gente preferisce eventualmente salire al più abbordabile Crou de Bleintse, dove la crestina Nord offre all'escursionista quelle emozioni che non si trovano su un sentiero e dove poi la cresta Est, pur senza sentiero, riporta comodamente al rifugio o al parcheggio di Plan Debat.
Per raggiungere il mont Chenaille bisogna percorrere una lunga cresta, dapprima erbosa.
Quando comincia a diventare detritica, si poggia sul versante d'Etroubles, per ritornare alla cresta da dove si procede di nuovo per cresta sino all'ometto della cima Sud.
Il versante di EtroublesSi sale dunque dal colle, o prima di raggiungere lo stesso, se si proviene dal rifugio, l'evidente crestone erboso sulla destra (Nord).
Ad un certo punto, nei pressi di una colata detritica, si può seguire una traccia sulla sinistra (più comoda in salita) o continuare per il crestone (più comodo in discesa) sino ad arrivare all'ometto di quota 2991 m.
Pochi metri più avanti inizia la cresta rocciosa e, chi ha velleità alpinistiche può salire per essa.
I normali escursionisti scendono in una piccola conca sul versante di Etroubles oltre la quale si supera una ripida selletta, che si affaccia su un ripido valloncello detritico, oltre il quale si supera un'altra selletta.
Si piega allora a destra salendo ripidamente verso la cresta, di cui si percorrono pochi metri per ritornare sul versante di Etroubles fino ad una paretina, che si può superare direttamente (unico punto dove occorre l'uso delle mani) o tramite una cengetta inclinata.
Verso la cresta. Si ritorna in cresta, e si supera un tratto più ripido.
Inizia allora il tratto più bello e panoramico della cresta, quasi un interpoderale, che dopo un centinaio di metri porta all'ometto della cima Sud, mentre i camosci corrono spaventati per le impervie pareti e gli stambecchi, da lontano, osservano con sprezzante stupore gli strani esseri che sono arrivati sin quassù.
La cima Nord appare nera, arcigna, quasi inaccessibile con il suo piccolo ometto, in realtà salirci è molto più semplice di quello che appare.
Si scende nel canalone tra le due cime, si raggiunge la selletta tra esse, si segue la cresta, esposta e un po' aerea, ma sempre facile e in pochi minuti si è in cima.
Ora non resta che guardarsi intorno e quello che più affascina è il proseguimento della cresta verso Nord, dove la Tète de Crètes e la Salliaousa arcigne fanno da guardia al monte Velan, incoronato dalle nevi ed all' ugualmente incoronato, più lontano, ma non meno maestoso Grand Combin.
La cima Nord con il gran Combin Ad ovest ci osserva il monte Bianco, ma è troppo lontano per competere con i due giganti della Valpelline.
Ad Est il panorama è dominato dal bianco del Mont Gelè e dalla nera catena del Morion.
Clicka per ingrandire Alle loro spalle, come marito e moglie alla cerimonia nuziale, la possente e ardita piramide del Cervino osserva felice il (o meglio "la") Dent d'Herin bianca nel suo abito da sposa.
E se hai occhi buoni o un buon canocchiale e sai dove guardare, puoi anche scorgere il foro della Becca Crevaye dove passò il Diavolo che portava a Sion le campane benedette per il vescovo San Teodulo.

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